Utilizzo di microrganismi benefici per l’alimentazione e la difesa di animali da stalla.
Per microrganismi benefici o probiotici, s’intendono “microrganismi specifici, vitali capaci di influenzare la microflora mediante impianto o colonizzazione in un distretto dell’ospite e di esercitare in tal modo un effetto benefico sulla salute”. (Schrezenmeir J., de Vrese M., 2001) In campo zootecnico, i probiotici sono usati da diversi decenni allo scopo di migliorare le performances produttive degli animali; l’attenzione su questi microrganismi è aumentata negli ultimi anni anche per effetto del divieto di utilizzo di antibiotici a scopo auxinico nelle produzioni animali, introdotto dal Regolamento CE 1831/2003 . Gli effetti positivi noti riguardano l’efficienza di utilizzo dei nutrienti, l’incremento ponderale, la qualità delle produzioni ed il benessere animale (SCAN, 2000).
I probiotici contribuiscono al mantenimento di una microflora enterica ottimale per l’assorbimento delle sostanze nutritive (Guarner F.,Malagelada J.R., 2003) ed esercitano un’azione antagonista nei confronti di microrganismi patogeni che possono influire negativamente sullo stato di salute intestinale degli animali. È noto infatti che un ottimale stato fisiologico della mucosa gastroenterica porta ad una migliore capacità di assimilazione dei nutrienti Rolfe R.D. (2000). Per spiegare queste attività sono stati suggeriti diversi meccanismi, quali la produzione di sostanze inibitrici, lo stimolo della risposta immunitaria, la competizione per il nutrimento e per i siti di adesione. La scelta di un probiotico deve tenere conto di diversi requisiti: il più importante è la sicurezza del prodotto nei confronti della salute umana ed animale (SCAN, 2003). L’EFSA ha proposto proposto un’armonizzazione dei requisiti necessari per qualificare i microrganismi utilizzabili nel campo dell’alimentazione umana ed animale (QPS, Quality Presumption of Safety), ponendo l’accento sulla loro possibile patogenicità e sul potenziale trasferimento di geni di antibiotico-resistenza EFSA (2005). Inoltre, per un suo utilizzo ottimale, è necessario che il probiotico sia in grado di resistere alle condizioni presenti nell’apparato gastroenterico dell’organismo ospite (acidità gastrica,lisozima, sali biliari, enzimi digestivi) ed all’azione dei principali antibiotici utilizzati nella specie considerata. Diversi autori sostengono inoltre che la funzionalità di un probiotico sia massimizzata con la somministrazione di microrganismi isolati dal tratto gastroenterico di animali della medesima specie (Vanbelle M., et. al., 1990). Va sottolineato che alcune proprietà probiotiche sono legate a specifici cloni microbici, in particolare per quanto riguarda la capacità di sopravvivenza dei microrganismi nel tratto gastrointestinale (Goldin B.R., 1998).
Quali microrganismi maggiormente impiegati
I microrganismi maggiormente impiegati a scopo probiotico negli animali e nell’uomo sono i LAB (Lactic Acid Bacteria), appartenenti principalmente ai generi Lactobacillus e Bifidobacterium; meno frequentemente vengono utilizzati batteri dei generi Enterococcus, Streptococcus, Pediococcus, batteri sporigeni (Sporolactobacillus spp., Brevibacillus spp., Bacillus spp.) e lieviti (Saccharomyces spp.) (Anadón A., et al., 2006) Per realizzare una produzione di probiotici economicamente sostenibile è necessario che i microrganismi possiedano alcune caratteristiche fondamentali: facilità di coltivazione, resistenza ai processi di liofilizzazione, mantenimento della vitalità e stabilità nelle diverse condizioni tecnologiche e commerciali. Per tale motivo, l’utilizzo di batteri sporigeni appare particolarmente vantaggioso; la notevole resistenza tipica delle spore può tradursi infatti in una maggiore conservabilità delle preparazioni commerciali ed in una maggiore resistenza ai processi tecnologici come la pelletizzazione (Goldin B.R., 1998). In campo zootecnico diverse specie di bacilli vengono utilizzate sperimentalmente a scopo probiotico: Bacillus subtilis, B. cereus var. toyoi, B. licheniformis e B. coagulans risultano le più studiate. I settori maggiormente interessati sono quello suino ed avicolo, e con minore frequenza quello bovino. Gli esiti positivi ottenuti sono quantificabili in un aumento dell’incremento ponderale degli animali, un migliore indice di conversione alimentare, una maggiore produzione zootecnica (latte, uova), un’azione antagonista nei confronti della flora microbica indesiderata (per esempio Escherichia coli) e di conseguenza un’azione protettiva nei confronti delle patologie a carattere diarroico (minore frequenza, gravità e mortalità) (Hyronimus B. et al. 2000)
Meccanismi d’azione :
Gli effetti benefici dell’ingestione di probiotici sporigeni sono documentati in letteratura, ma il meccanismo attraverso cui essi vengono ottenuti non è stato ancora completamente chiarito; potrebbero essere attribuiti alle spore come tali oppure alle forme vegetative (Leser T.D., 2008). La definizione dell’azione probiotica degli sporigeni dipende dalla conoscenza del loro comportamento all’interno dell’apparato digerente dell’ospite, alcuni ricercatori, per spiegare l’efficacia di questi microrganismi, suggeriscono differenti meccanismi, non mutuamente esclusivi:
- Produzione di sostanze antimicrobiche, denominate batteriocine o BLIS (Bacteriocin-Like- Inhibitory-Substances):
- Attività metabolica: diverse specie di batteri sporigeni, indicati come SFLAB (Spore Forming Lactic Acid Bacteria), sono in grado di produrre acido L(+) lattico, utile ai fini della regolazione della microflora intestinale (Hyronimus B. et al. 2000).
- Esclusione competitiva (CE) nei confronti dei patogeni per quanto riguarda i siti recettoriali di adesione e l’assunzione di sostanze nutritive (Mazza P., 1994).
- Attività immunostimolante-immunomodulatrice sulla mucosa intestinale, operata dalle forme vegetative o dalle spore, grazie ad una interazione con il GALT (Gut-Associated Lymphoid Tissue). Gli autori concordano nell’affermare che gli sporigeni somministrati per via orale sono in grado di attraversare la barriera gastrica13,46; meno definito è invece il loro comportamento nell’ambiente intestinale. (Muscettola M. et al., 1992)
Applicazione per la prevenzione o per limitare i sintomi da stress
Questi microrganismi trovano anche particolare applicazione nel prevenire o comunque limitare i sintomi dello stress da svezzamento: si tratta di una sindrome patologica definita, nota per la sua influenza sulla stabilità dell’ecosistema microbico. Va osservato che la letteratura attuale riferisce in merito ai favorevoli benefici dell’impiego dei probiotici soltanto in animali più giovani, più facilmente esposti agli stress ambientali e nutrizionali. La selezione di ceppi lattici naturalmente residenti nel canale digerente dei vitelli a carne bianca permette di potenziare l’effetto barriera nei confronti dei batteri patogeni, proteggendo in questo modo la mucosa intestinale dalle infezioni. L’aggiunta di probiotici consente un più corretto sviluppo della flora microbica intestinale; ne risulta un migliore stato di “gut health” (sanità della mucosa gastro-enterica), che porta di conseguenza ad una migliore capacità di assimilazione dei nutrienti (Giardini e Villa, 2007).
Tratto da : Utilizzo di microrganismi benefici e di zeolititi per l’alimentazione e la difesa di animali da reddito.
Articolo tratto dal Blog di Domenico Prisa