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Il succo dell’Inula viscosa

L’obbiettivo principale del progetto è quello di estrarre il succo d’inula senza l’uso di solventi ne di alta temperatura, che avrebbero modificato o reso inutilizzabili i metaboliti della pianta.
Inula viscosa

Il succo dell’Inula viscosa: tecniche, strumentazioni e risultati

L’Inula viscosa, oggi rinominata Dittrichia viscosa L. (W. Greuther), è una pianta dalle straordinarie proprietà, recentemente oggetto di numerosi studi e che continua a proporre sempre nuove ed interessanti opportunità. La denominazione scientifica Inula è stata adoperata nella pubblicazione Species Plantarum del 1753 da Carl von Linné, nome italianizzato in Linneo, (Rashult, il 23 maggio 1707 – Uppsala, 10 gennaio 1778). Biologo e scrittore svedese, Linneo è considerato il padre della sistematica metodologica per la classificazione tassonometrica degli esseri viventi. Il nome del genere “Inula” potrebbe derivare anche dal termine latino “inŭla” usato dai Romani per indicare proprio” l’erba”. Un’altra ipotesi sull’etimologia del termine probabilmente lo fa derivare dal vocabolo greco “ίναι” “purgare” per le proprietà terapeutiche contenute nelle radici di varie specie di Inula. Oppure origina dal greco “ελένη” “splendore, bagliore, luce” per lo splendore del piccolo cestino dei capolini. Il termine “viscosa” deriva dal latino “viscosus” in riferimento alla viscosità della specie (Domenico Prisa 2017).

Il progetto di estrazione

La Fattoria Attanasio, il cui motto è “selvatico coltivato”, si occupa di ricerca e innovazione in architettura e agricoltura, e coltiva l’Inula viscosa dal 2017 in maniera sostenibile, senza prodotti di sintesi ne fitofarmaci. Fra i progetti di libera ricerca della Fattoria Attanasio, va sicuramente menzionato quello di estrazione a freddo del succo di Inula viscosa: un’attività che si articola in più fasi, con risvolti importanti e collaborazioni straordinarie.

L’obbiettivo principale del progetto è quello di estrarre il succo d’inula senza l’uso di solventi ne di alta temperatura, che avrebbero modificato o reso inutilizzabili i metaboliti della pianta.

Inula viscosa pronta per la spremitura

La collaborazione con Felice Gaetani

Nel 2020 Fattoria Attanasio inizia la collaborazione con il frantoio La Macina Felice, società cooperativa sita nella meravigliosa cornice delle montagne di sughere e le verdeggianti colline della città di Vibonati (SA). La macina Felice di Felice Antonio Gaetani, sorge in località Santa Lucia, è un’eccellenza ben conosciuta dagli abitanti del luogo così come dai turisti che affollano la città per visitarne le bellezze naturalistiche, storiche ed enogastronomiche. L’esperienza e la passione del signor Gaetani per l’arte olearia è insita in ogni suo gesto: dalla scelta delle attrezzature e dei macchinari, alla cura dei dettagli, all’attenzione per l’ambiente, all’olio extravergine di grande qualità, fino all’appassionante raccolta di oggetti d’epoca per realizzare un museo oleario. A settembre, dopo diversi incontri e prima del periodo di raccolta olearia, il Maestro oleario Gaetani ha messo a disposizione la propria esperienza e le attrezzature della Macina Felice per l’ambizioso progetto di estrarre a freddo il succo di Inula viscosa.

È stata attrezzata un’intera postazione dove poter lavorare ed estrarre il succo d’inula a freddo: una grande macina in pietra, utilizzata solo per questo scopo, posta in un’area lontana dal resto della normale produzione. L’inula è stata tagliata alle prime luci dell’alba, raccolta in fasci e ancora fresca è stata portata al frantoio. 240 Kg di aromatica e verdeggiante inula, in bella mostra sulla bilancia della Macina Felice erano pronte ad intraprendere un viaggio verso la scoperta. Sminuzzate, rigorosamente a mano, i rami di inula sono stati posti nella grande vasca della macina, dove le ruote di pietra lavoravano lentamente e senza sosta. Ad ogni giro di ruota le fibre dell’inula venivano schiacciate e spezzate, creando una pasta densa dall’intenso odore aromatico. Gli steli e le foglie appiccicose della pianta s’impastavano durante il movimento ritmico delle ruote, sotto l’occhio attento del maestro Gaetani. Il prodotto finale della lavorazione è stato raccolto in bianche bacinelle, che evidenziavano ancor di più il colore verdastro della pasta d’inula.

L’antico torchio

Quindi il colpo di scena: il vecchio torchio a mano riprende vita e mostra tutta la sua straordinaria potenza. La lunga vite di ferro del torchio attendeva i fiscoli carichi di pasta d’inula: i fiscoli sono un oggetto carico di tradizione, bianchi dischi intrecciati con un grande foro al centro, preparati ad hoc per l’attività di spremitura dell’inula. Quindi i fiscoli sono stati accastellati uno sull’altro e pressati dalla pesante madrevite, facendo gocciolare il succo d’inula nella base del torchio.

Da qui il succo è stato raccolto in taniche da 20 l con una resa di circa 110 l: un quantitativo pari al 45% del prodotto fresco.

Il succo, dal forte odore aromatico e dal colore verde scuro, tendente al bruno, non presenta tracce significative di componenti oleosi, né di composti cerosi. I resti solidi della spremitura, nominati sansa di inula, hanno una struttura fibrosa, quasi del tutto inodore, compatta, eterogenea con all’interno evidenti frammenti chiari dei rami d’inula. Il succo, invece, è stato portato presso la Fattoria Attanasio ed utilizzato per le sperimentazioni del progetto di ricerca sull’Inula viscosa. Progetto che ha portato alla scoperta di interessanti possibilità di utilizzo di questa pianta e che, tutt’ora, è in essere coinvolgendo associazioni di categoria, enti pubblici e privati.

Conclusioni

Da questa prima fase si è evidenziata la possibilità di produrre un succo di Inula viscosa ottenuto attraverso la spremitura a freddo, senza l’uso di solventi pericolosi né di alta temperatura. Il succo d’inula non mostra presenza rilevante di oli, quindi si può presupporre la scarsa presenza di questi composti nella pianta o l’impossibilità di estrarli in tale modo; la sansa d’inula è un prodotto altrettanto sconosciuto, che per le sue caratteristiche fisiche si presta a nuove  ed interessanti ricerche nel prossimo futuro. Le fasi dell’attività sono raccontate in questo video. Si ringrazia la Macina Felice e il Mastro oleario Felice Antonio Gaetani per l’esperienza condivisa con Fattoria Attanasio e per la disponibilità a sposare la libera ricerca utile in agricoltura sostenibile.

Bibliografia

  1. Prisa – Apicoltura Micronaturale, PROTOCOLLO ED ESPERIENZE PER UN’APICOLTURA SOSTENIBILE Protocollo dr. Domenico Prisa; settembre 2017;
  2. Prisa, “Biostimulant based on Inula viscosa L. (Dittrichia viscosa L.), algae and microorganisms in the growth and defense of Spinacia oleracea L. and Lactuca sativa L.,” International Journal of Scientific Research in Multidisciplinary Studies , Vol.6, Issue.11, pp.1-6, 2020

Ringrazio Francesco per averci concesso il permesso di ospitare il suo lavoro sul nostro Blog.

F.Attanasio e il Maestro F.Gaetani

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% Commenti (1)

Da tempi immemorabili, nelle conoscenze popolari delle terapie naturali usate per curare quasi tutti i problemi di salute, nella nostra zona,la prucara (da noi chiamata in dialetto pulicara) ,sminuzzata ,di solito masticata con gli incisivi, senza ingoiarne il succo, applicata sulle ferite da taglio con un bendaggio,ne interrompe il sanguinamento e’ un potente antiemorragico che io stessa ho provato su me stessa e su altri , abbiamo salvato un cane che era stato colpito da un’accetta. Da secca perde questa caratteristica, e’ nella viscosita’ delle foglie l’origine delle sue proprieta’.Da noi cresce spontanea sotto gli ulivi e un po’ dappertutto.

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